Roma barocca

Avrei qualche difficoltà nel definire che tipo di lettrice sono: mi piacciono i classici (un tempo pensavo che bisognasse leggere tutti i classici prima di ogni cosa, poi ho desistito di fronte a un'impresa improba, e per questo ho lacune clamorose che non renderò pubbliche in questa sede), poi mi è presa la smania dei libri di viaggio (a me, che ho paura anche solo di prenotare un volo aereo) e dei romanzi storici. Ho sempre evitato i fantasy e i libri dell'orrore, e chissà se cambierò mai idea. Negli ultimi tempi spesso leggo libri trovati a caso in casa - così mi è capitato tra le mani La paga del sabato di Fenoglio, e ancora mi chiedo come mi sia stato possibile stare al mondo per tanto tempo senza averlo letto - mi concedo romanzetti rosa prima di andare a dormire (per non fare brutti sogni) e ogni tanto mi regalo un bel mattone da studiare, appuntare e sottolineare. Perché coi romanzi mi comporto come un prete sull'altare: li apro appena per non spampanarli, non li spiegazzo, non faccio le orecchie, non sottolineo. Ma coi libri da studiare, quelli che mi servono per scrivere o mettere da parte idee sono meno rispettosa: è il caso di Roma barocca. Potere, arte e cultura nel Seicento di Renata Ago pubblicato da Carocci. Un affresco (è proprio il caso di dirlo) di una città che dal punto di vista politico sta perdendo terreno nei confronti del resto d'Europa, ma che a livello artistico e culturale non teme nessuno: in fondo, dove si sono mai visti lavorare assieme gente del calibro di Bernini, Borromini e Pietro da Cortona, Guercino e Lanfranco, Guido Reni e Velázquez? Ma la Roma barocca è anche una città piena di contraddizioni, ricchissima e al tempo stesso povera in canna, libertina e bigotta, un luogo che ha necessariamente bisogno di essere raccontato, spiegato, illustrato. Ecco, ci pensa questo libro: e io me lo sottolineo tutto.