Ormai sta diventando una piacevole abitudine: dopo la colazione sul terrazzino, mi riservo una mezz'oretta per scrivere il mio nuovo libro (e lottare con le zanzare, visto che evidentemente anche loro fanno colazione la mattina). Ma, tornado a noi, scrivo il nuovo libro e mi immagino come sarà una volta finito, se ad una prima lettura tutto filerà liscio o mi accorgerò di aver ingarbugliato la trama a tal punto da non aver scritto un giallo, ma un mappazzone incomprensibile. E mentre scrivo, occhieggio i titoli che sono già in classifica, e un pochino li invidio. Tra i più invidiati al momento ci sono due scrittori al loro secondo libro: Edgardo Fiorillo e Stefano De Bellis, autori de La stagione delle Erinni, da poco pubblicato da Einaudi. La storia, in breve, è questa: siamo nel 72 a.C. a Roma (e già dovremmo capire, se mastichiamo un po' di storia romana, che il momento non è dei più semplici) e Cicerone si ritrova in mezzo a una combutta che potrebbe far riesplodere la guerra civile. Con l'aiuto dell'ex centurione Tito Annio Tuscolano e di Flavia Polita, l'oratore indaga e si mette in gioco, mentre in città vanno in scena le rivolte civili, si tiene il respiro per la guerra contro Mitridate e la scena politica si fa sempre più complessa. Se i libri gialli sono perfetti per l'estate, questo è tra tutti il più perfetto: monumentale (656 pagine, tante a tal punto che forse è il caso di pensare alla versione digitale) una trama che tiene incollati alla pagina, un protagonista che più perfetto non si può. E io mi rodo, scrivendo sul mio nuovo libro...