Quando una mia collega mi ha chiesto - qualche tempo fa - disponibilità per una visita alla mostra di Arnaldo Pomodoro al Colosseo Quadrato ho detto subito di sì. Perché mi sembrava una cosa divertente, diversa dal solito, perché quando vado all'Eur mi sembra sempre di andare in vacanza (non so spiegarlo, ma è così), perché soprattutto era una cosa per la quale avrei avuto settimane di tempo per prepararmi.
Non avevo considerato che:
- ultimamente il tempo è andato più in fretta del solito;
- di Pomodoro non ne sapevo proprio nulla. Per me è sempre stato, vagamente, quello delle sfere in bronzo (quella dei musei Vaticani, quella del ministero degli Esteri), ma molto oltre non andavo.
Avrei approfittato di qualche appunto, del comunicato stampa, del catalogo e di informazioni raccattate qua e là, e avrei messo insieme un discorso di senso compiuto. Però poi mi sono resa conto che, più studiavo, meno ne capivo: per fortuna è arrivato (provvidenziale) l'incontro con le responsabili della fondazione Pomodoro che mi hanno svelato un mondo fino ad allora nascosto. È stato così che ho imparato a qualcosa in più, che Pomodoro ha cominciato cesellando gli ossi di seppia, che da bambino non li limitava a giocarci, coi giocattoli, ma li voleva aprire per vedere com'erano dentro, e che quella voglia di scavare dentro le cose gli è rimasta attaccata addosso, anche ora che ha 97 anni e non ha smesso di essere curioso.
Insomma, tutta questa morale per dirvi che dovreste proprio andare al palazzo di Fendi all'Eur per vedere questa mostra dedicata a Pomodoro, aprire tutti i cassetti dell'archivio, cercare le foto delle Orestiadi che ha messo in scena sulle rovine di Gibellina distrutta dal terremoto, vedere questo benedetto osso di seppia, che solo vedendolo (primo cassetto in alto a sinistra, se siete là) potete capire come davvero lo si lavora. Scoprirete, semplicemente, qualcosa che non sapevate e che potrebbe piacervi incredibilmente. La mostra è aperta fino a ottobre, ed è gratuita, ma non rimandate, andate appena potete.
Ironia della sorte, mentre scrivo questo post nel bar della Feltrinelli di largo Argentina, la ragazza dietro al bancone chiede: "mi scusi, pomodoro e mozzarella o tonno e pomodoro?". Ecco, da oggi la parola Pomodoro non solluccherà più solo il mio stomaco, ma mi farà venire in mente un artista che rischiavo di non capire. Quante cose che si possono imparare, così, quasi per caso.