Non so perché i miei ricordi a proposito siano così limpidi: mi ricordo che era il 5 febbraio, che faceva un freddo cane, che ho passato ore ad aspettare sulle scale dell'aula magna - al freddo - e mi ricordo pure di aver mangiato un pacchetto di cracker nell'attesa. E poi mi ricordo addirittura che, finito l'esame, sono andata dal dentista (ma non mi ricordo dove ho lavato i denti tra i cracker e il dentista: impossibile che non l'abbia fatto. Non io, che sono precisetti). Di quello che c'è nel mezzo però non ricordo nulla, solo che l'esame andò bene. Non mi ricordavo nemmeno il nome del professore, e non me lo ricordavo fino a quando non ho visto la copertina di questo libro: è lui, Paolo Delogu! Fidatevi: lui la storia medievale la conosce e la racconta benissimo. Se poi ci aggiungete il fatto che questo suo nuovo libro parla di Roma all'inizio del Medioevo (l'editore è Carocci), capite bene che non potevo far finta di nulla. In breve: il libro racconta di quello che succede all'Urbe quando le capita di assistere senza poter far nulla (e senza in realtà che qualcuno si preoccupasse più di tanto) alla deposizione del suo ultimo imperatore, di come il tessuto cittadino ne risenta, con la costruzione di chiese e basiliche e di come si sviluppa la nuova società, del Liber Pontificalis e di Leone III. Insomma, non sarà il best seller di questo Natale (ma io lo metterei sotto l'albero a occhi chiusi) ma è di certo una lettura illuminante per capire meglio i secoli bui. E non sto a sottolineare la brillantezza del mio gioco di parole.