Direbbe il saggio che si chiude una porta e si apre un portone, che la fine di una cosa è l'inizio di un'altra, che non tutto il male viene per nuocere. Certo, i romani non si saranno accorti troppo della differenza, che nella storia, mentre la si vive, non c'è un prima e un dopo, ma un unico e ininterrotto flusso di cose, di fatti, di persone, di morti e di vivi. Però a osservare oggi, che sono passati un paio di millenni, la storia di Roma mentre cade l'impero (senza far rumore: nessuno si stracciò le vesti quando venne deposto l'ultimo imperatore) e si afferma il Cristianesimo, allora ci si accorge della portata quasi rivoluzionaria di quell'epoca. Tutto questo per dirvi che Corrado Augias ha scritto un altro libro da non perdere, La fine di Roma (Einaudi): da leggere come romanzo, come guida turistica, come monografia storica, comunque da leggere senza troppo riflettere sul perché. Insomma, un buon libro ha forse bisogno di giustificazioni?