Il cuore nelle scarpe

Per anni, per me, lo sport ha avuto la forma di cupole. È stato alle cupole, la piscina vicino casa, che ho imparato (controvoglia) a nuotare e dove poi sono tornata con l'età della ragione. E lì, dalle vetrate a bordo vasca, ho passato pigre mattine a nuotare in solitudine, con la luce del sole che arrivava fino sotto l'acqua. Ho perfino nuotato con la neve che scendeva, lentamente, poco più in là. 

Per qualche anno poi lo sport è stata la corsa forsennata, dopo il catechismo, verso il campo di pallavolo.
E una volta (per fortuna una volta sola) lo sport ha coinciso con la corsa campestre organizzata al circo Massimo. Di quello ricordo solo un tremendo dolore agli stinchi, dopo forse nemmeno cento metri di corsa. Da quel giorno ho capito che la corsa non era fatta per me. E io per lei.
La storia dei miei scarsi trascorsi sportivi ha insomma sempre coinciso con certi luoghi specifici della città, ed è per questo che mi ha subito incuriosito il nuovo libro di Francesco Longo, Il cuore dentro alle scarpe. Sport e storie a Roma (66thand2nd) che racconta la città da una prospettiva del tutto inedita, dalle statue del foro dei marmi alle accademie di scherma, da Abebe Bikila ai campi di padel (ma come si gioca, esattamente, questo padel?), dal calcio fino al cricket (ma come si gioca, esattamente, questo cricket?). Chissà, magari dopo aver letto il libro vi verrò voglia di sottoscrivere un abbonamento annuale alla palestra sotto casa...io, da parte mia, ho anche perso memoria di dove diavolo abbia nascosto le scarpe che ho usato io, andando in palestra.