La Roma del Grand Tour

"Crac, crac, crac; crac, crac. Cric-carc, cric-crac: Helo! Hola! Vite! Voleur! Brigand! Frusta, ruote, cocchiere, pietre, mendicanti, bambini. Crac, crac, crac. Helo! Hola! La carità, per amor di Dio! Cric-crac-cric-crac; cric, cric, cric. Urto, balzo, crepitio, urto, cric-crac- Curva, su per la strada angusta, giù per la china selciata, nella cunetta; urto, urto, balzo, sballottamento, cric, cric, cric, crac".

 

Futuristi? No, manco per niente: Charles Dickens. Lo scrittore inglese - lo abbiamo visto - non è stato completamente soddisfatto del suo viaggio a Roma, e il viaggio stesso (intendo proprio lo spostamento) ha probabilmente contribuito al suo malumore romano. Ma, con buona pace di Dickens, il soggiorno a Roma è stato, tra Settecento e Ottocento, tappa imprescindibile della formazione di tanti giovani virgulti arrivati da mezza Europa. Il nuovo episodio de I podcast di 365giorniaroma è dedicato proprio al Grand Tour, alle trasformazioni della Roma del Settecento, ai caffè e alle accademie...e ai souvenir che, a pensarci bene, non erano troppo diversi da quelli che acquistiamo oggi quando siamo in viaggio. 

 

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