Klimt (e la Sacher)

Confesso: appena ho saputo che a palazzo Braschi avrebbe aperto la mostra dedicata a Klimt e alla Secessione viennese, ho pensato solo una cosa, come i cani di Pavlov: la torta Sacher. Non che le due cose siano collegate (anche se più o meno lui e lei nascono nello stesso periodo), ma...che ci volete fare? Farò quindi fatica a raccontarvi che sono esposte al pubblico più di duecento opere tra dipinti, disegni, manifesti d'epoca e sculture (meglio mangiare prima tutta la panna, prima tutta la Sacher o alternare? Oppure meglio abbinarle in un solo boccone?) e che è possibile seguire così tutto lo sviluppo - che fu straordinario e rivoluzionario - della Secessione viennese (servita magari con un caffè? O forse un infuso?) e dei prestiti arrivati dal museo del Belvedere (e la glassa? Quanto è bella quando è lucida e perfettamente liscia?), delle sue donne eccezionalmente sensuali, della preziosità di certi dipinti che ricordano gli ori dei mosaici di Ravenna, che Klimt conosce e che ama follemente (una fetta di Sacher è perfetta a merenda, ma anche a colazione non la disdegnerei), del passaggio a Roma per l'esposizione universale del 1911 e dell'unico dipinto che ha lasciato in città: a proposito, sapete dov'è? (Come? Lei non ha mai sentito parlare della Sachertorte? Bene, continuiamo così, facciamoci del male!). Insomma, la mostra da vedere ma sì, pure la Sacher merita.