Ci sono diversi validi motivi che rendono desiderabile la visita alla mostra Raffaello e la Domus Aurea. L'invenzione delle grottesche. Primo: fa un gran bel fresco, a tal punto che portarsi dietro una felpetta, per quanto anacronistico possa sembrare a metà luglio, può essere una buona idea. Secondo: non è una visita stressante, e vi potrà capitare di trovarvi in un gruppo piccolissimo, senza dover sgomitare per guadagnarvi il vostro posticino. Terzo: è una mostra adatta a tutti, sia agli specialisti, che potranno tessere relazioni tra artisti di tempi e luoghi diversi (che ne dite per esempio dell'accoppiata Raffaello-Paul Klee?), sia a quelli che vogliono trascorrere una mezz'oretta spensierata (sono 45 minuti ma si sa, il tempo vola quando ci si diverte). E poi c'è questo gioco interattivo, una specie di Gira la Moda dell'archeologia, nel quale potrete divertirvi a mettere insieme teste di ariete e pinne di delfino per creare la vostra personale grottesca, e vedere quale opera d'arte, dal Rinascimento al Novecento, gli somiglia di più grazie a un ricchissimo database di immagini che arriva fino in Messico. Ecco, vi confesso che, piuttosto che riflettere sui legami tra le antiche decorazioni della Domus di Nerone e gli influssi che hanno avuto nell'arte dalla fine del Quattrocento, e immaginarmi Pinturicchio che si cala nelle rovine appena riscoperte, io avrei giocato per tutto il tempo a questo gioco.