Mai a Roma

Dante e Napoleone; i numeri li accomunano e, se quest'anno celebriamo i 700 anni dalla morte del sommo Poeta, si ricordano anche i duecento dalla dipartita del còrso, morto nella piccola isola di sant'Elena il 5 maggio del 1821. Chissà che ne avrebbe pensato Dante, e dove lo avrebbe spedito: Bonaparte avrebbe passato l'eternità all'Inferno, nel Purgatorio o in Paradiso? Passando invece a parlare di fatti storici inequivocabili, sapete che Napoleone non è mai, dico mai stato a Roma? Sembra impossibile, ma è così: l'intenzione c'era, questo è indubbio, e tutto attorno a lui sembrava attirarlo in città. La sorella Paolina sposata ad un principe romano, la mamma che viveva a piazza Venezia, il palazzo del Quirinale dove tutti lavoravano per far sì che potesse trasferirsi là armi e bagagli (oggi si vede ancora qualche decorazione dell'epoca, ed è quantomeno ironico accostarle agli affreschi commissionate dai papi nel corso di quasi tre secoli di storia), addirittura suo figlio Napoleone Francesco Giuseppe Carlo Bonaparte - per brevità lo chiameremo Napoleone II - fu nominato re di Roma, ma né lui, né moglie e tantomeno suo figlio riescono mai a mettere piede nell'Urbe. Rintracciare però testimonianze di quel periodo non è affatto difficile, basta visitare il museo Napoleonico, nato dalla donazione della collezione del conte Giuseppe Primoli, figlio di Pietro Primoli e Carlotta Bonaparte. Qui, tra busti, arredi (stile impero, ça va sans dire), dipinti e stampe c'è un piccolo disegno di Jacques-Louis David che ci mostra un Napoleone in uniforme, ma senza nessun intento retorico, e con anzi un'atteggiamento molto naturale. Se guardate con attenzione, vedrete in basso a destra una piccola scritta, di mano di Carlotta - nipote di Nabulio, come lo chiamava la madre - che dice: "David. Bruxelles 1821", ad indicare che il disegno fu realizzato da David con molta probabilità nel momento in cui arrivò anche il Belgio la notizia della morte di Bonaparte.