Che fusto!

Uno se lo immagina in altre faccende affaccendato, impegnato, che so, con l'ottava delle sue dodici fatiche, e invece tra una e l'altra Ercole ha anche trovato il tempo di fare una capatina a Roma: racconta la leggenda che, di ritorno dalla Spagna con i buoi di Gerione, il nostro si fosse fermato dalle parti del Tevere (forse ancora prima della fondazione di Roma), e che quell'insolente di Caco gli avesse rubato la mandria approfittando di un attimo di distrazione. Mal gliene incolse! Ercole, che era permaloso non poco, ammazza Caco e si riprende i suoi buoi, conquistandosi al contempo la riconoscenza degli abitanti del luogo che costruiscono per lui un altare, che venne di buon grado ripreso e monumentalizzato anche all'epoca della Roma repubblicana, epoca alla quale si deve tra l'altro anche la costruzione di un tempio vero e proprio, il primo in marmo della città. Ed è proprio dal tempio di Ercole Vincitore al foro Boario che sembra provenire questo bellimbusto in bronzo, datato al II secolo a.C. e riscoperto da papa Sisto IV nel Quattrocento, e quindi presente in Campidoglio già dall'inizio del Cinquecento. Leggermente più alto del normale (certo, è Ercole), riprende i canoni della scultura di Lisippo, col peso tutto spostato sul piede sinistro, la testa piccola e i capelli corti che gli danno un po' quell'aria alla Marlon Brando. Come il nostro Ercole sia sopravvissuto alla furia del tempo, scampando alle fornaci in epoca medievale non lo sappiamo, ma forse c'entra qualcosa il fatto di essere un eroe mitico...