Dantedì

Il 25 marzo non è semplicemente mercoledì, ma Dantedì. Eh sì, perché il ministero dei beni culturali ha individuato in questa data (che, a detta degli storici del poeta, segna l'inizio del suo viaggio che lo porterà dagli Inferi al Paradiso) quella per celebrare uno il primo grande poeta italiano, a 699 anni dalla morte (l'anno prossimo arriva la cifra tonda e un grande anniversario, che sarà celebrato con moltissime iniziative in tutta Italia). Ma che c'entra Dante con Roma? Beh, pare che il poeta fu in città, come moltissimi altri pellegrini, in occasione del Giubileo del 1300 e poi (ma questa volta ci sono maggiori indizi) l'anno seguente, quando partecipò all'ambasceria inviata da Firenze a papa Bonifacio VIII. Delle sue vacanze romane restano poche tracce nelle sue opere, che però lasciano intendere come davvero il Poeta abbia percorso le strade dell'Urbe. Parla per esempio del doppio senso di marcia istituito a ponte sant'Angelo per facilitare il passaggio dei pellegrini diretti a san Pietro (nel canto XVIII dell'Inferno si legge: "come i Roman per l’essercito molto, / l’anno del giubileo, su per lo ponte / hanno a passar la gente modo colto, / che da l’un lato tutti hanno la fronte / verso ’l castello e vanno a Santo Pietro; / da l’altra vanno verso il monte...") o della Pigna in bronzo, nel medioevo al centro del portico di fonte alla stessa basilica (oggi è finita nel cortile omonimo dei musei Vaticani) che gli ricordava la faccia di Nembrotte, nel XXXI canto dell'Inferno "La faccia sua mi parea lunga e grossa come la pina di San Pietro a Roma". Qualcuno sostiene pure che il sommo poeta soggiornò nella locanda dell'Orso, ancora oggi esistente tra il Tevere e piazza Navona: in questo caso non ci sono certezze...ma le tracce di Dante a Roma sono comunque più numerose di quanto si possa pensare...e no, il palazzetto degli Anguillara a Trastevere non fu davvero casa sua.