Delitti e sospetti

È degna del migliore dei libri gialli la storia di Giovanni Michiel. Nipote di papa Paolo II Barbo, all'ascesa dello zio al soglio pontificio la sua strada appare spianata: la residenza nel palazzo apostolico, la nomina a cardinale nel 1468, abate, camerlengo e poi patriarca di Costantinopoli. Si mantenne insomma sulla cresta dell'onda per i decenni (ed i papi) a venire, sfiorando anche l'elezione nel conclave che scelse invece Rodrigo Borgia. E qui la storia prende una svolta drammatica, ma al tempo stesso s'infittisce: Michiel muore avvelenato il 3 aprile del 1503: tutti a Roma pensano ai soliti sospetti, e da più parti si fa il nome di Cesare Borgia, che non era nuovo a certe pratiche. Il movente? Le solite questioni di potere (tempo dopo venne nominato patriarca di Costantinopoli il nipote del papa, Giovanni Borgia) e di denaro, e forse la volontà di metter mano sull'ingente patrimonio del cardinale, che però pare avesse trasferito a Venezia parte dei suoi beni, in attesa di raggiungere lui stesso la Serenissima. Dell'omicidio viene però accusato il maestro di casa del cardinale (non è forse sempre il maggiordomo il colpevole), che però ne è stato con tutta probabilità il solo killer: l'ordine di avvelenargli un pasto pare si arrivato dall'alto, come confessò durante la detenzione...ma anche questo caso è destinato forse a restare insoluto: l'esecutore materiale viene mandato a morte da Giulio II, ma sul mandante nessuno ha più indagato più. Della torbida storia di Giovanni Michiel resta la bella sepoltura di San Marcello al Corso, dove peraltro la didascalia non mette in dubbio la colpevolezza di Cesare Borgia...