C'era una volta il quartiere Alessandrino

Chissà cosa penseranno i turisti (quelli meno distratti almeno) camminando su e giù per via dei Fori Imperiali, diretti verso il Colosseo che appare come un miraggio lontano, in fondo alla strada, o verso piazza Venezia e quel grande coso bianco che nessuno sospetta sia il monumento dedicato al primo re d'Italia? Cosa penseranno, in particolare, trovando, tra le rovine, un piccolo ambiente ancora in parte ricoperto da delicate piastrelle bianche e blu...che si tratti forse del bagno di Cicerone? Della cucina di Cesare? Chissà quanti, in percentuale, conosceranno la storia del quartiere Alessandrino, nato nel Cinquecento a seguito della costruzione del palazzo - l'odierno palazzo Valentini - di Michele Bonelli, cardinale (originario della provincia di Alessandria) nipote di Pio V. Il quartiere, fatto di stradine, botteghe e osterie, fece le spese di quello che Antonio Cederna definì "l'eterna fissazione sventratoria che si afferma subito dopo l'unità" e venne demolito per far spazio proprio alla nostra via dei Fori Imperiali. Ma qualcosa rimane, come diceva il poeta, e quando passo davanti a quelle piastrelle (poche volte in realtà, perché non amo molto questa strada e cerco sempre alternative più fascinose) mi chiedo sempre chi avrà vissuto in quella casa, e dove sarà andato, armi e bagagli, quando un giorno gli dissero: "guardi, ci scusi tanto ma dobbiamo demolire casa sua"