Il Marte di Bernini

Tra i capolavori della collezione di palazzo Altemps (che è però zappo di opere della mirabolante collezione Ludovisi, dispersa a fine Ottocento) c'è senza dubbio il bell'Ares a riposo. Di altissimissima qualità, rappresenta un gran bel ragazzone, seduto mezzo nudo con armi al fianco, a guardare nel vuoto. Semplicemente, secondo Winckelmann (che qualche abbaglio l'ha preso in fatto di arte classica, ma in questo caso il suo giudizio è incontrovertibile) rappresenta "il più bel Marte dell'antichità". Nonostante le condizioni quasi perfette, anche Marte ha avuto tuttavia nel tempo bisogno di un restauro: Fortuna ha voluto che il marmo incontrasse nel 1622 il genio di Gian Lorenzo Bernini (non nuovo a operazioni del genere, così come non era affatto insolito o disdicevole affidare restauri di pezzi antichi a scultori di fama) che, scalpello alla mano, reintegrò la testa di Cupido che gioca tra le gambe di Marte, il piede destro del dio e la spaventosa e grottesca elsa della spada. L'antichità non è allora per Bernini un modello intoccabile, ma diventa, così come lo era stato per suo padre, un punto di partenza, un disegno da integrare o stravolgere, a seconda delle necessità o dell'ispirazione del momento.