Racconta la leggenda che un giorno Minerva si fabbricò un doppio flauto col quale intratteneva le altre divinità durante i banchetti. Quelle due vipere di Giunone e Venere però, che non si lasciavano mai sfuggire l'occasione di spettegolare, fecero notare alla dea che mentre suonava le sue guance si gonfiavano orribilmente...Minerva, punta sul vivo, gettò via quel flauto, lanciando una maledizione su chiunque l'avesse raccolto...quel chiunque fu il malcapitato Marsia, che non solo raccolse il flauto, ma cominciò anche a suonarlo diventando piuttosto bravo. E la maledizione? Quella arriva con Apollo, che decide di sfidare il povero satiro in una competizione che non aveva storia fin dall'inizio: Marsia infatti fu non solo sconfitto dal dio, ma appeso ad un albero e scuoiato vivo come punizione per la sua tracotanza. Ed eccoci arrivati al motivo per cui vi ho raccontato questa storia.: alla centrale Montemartini si conserva una bellissima scultura, ritrovata solo nel 2009 nella zona del parco degli Acquedotti, che rappresenta il satiro in marmo rosso/violaceo, perfetto per rappresentare la sua pelle straziata. Ma guardate il volto: l'espressione incredula di chi non sa cosa gli sta accadendo di preciso, gli occhi in pasta vitrea, le ciglia in bronzo. Insomma, Marsia si è fatto attendere tanto prima di tornare allo scoperto, ma ne è valsa davvero la pena di aspettarlo così tanto, non credete?