La gallina di Livia

Come reagireste se, in un tranquillo pomeriggio casalingo, vi piovesse dal cielo, direttamente in grembo, una gallina bianca con un ramo d'alloro nel becco? Sospettereste, complici le temperature di questi giorni, un colpo di calore? Vi preoccupereste seriamente della vostra salute mentale? Cucinereste un petto di pollo al profumo di lauro? Oppure allevereste tranquillamente la suddetta gallina nel giardino di casa, coccolandola e vezzeggiandola, e piantandole attorno un boschetto di allori per farla sentire a casa? Ecco, c'è chi ha scelto proprio questa opzione, leggendo nell'arrivo della gallina bianca un prodigio divino...certo, parliamo della Roma antica, della storia di Augusto e di sua moglie Livia, e della leggenda che racconta come da quel boschetto siano sempre stati colti i rami di alloro per celebrare i trionfi della Roma imperiale. Tutto quello che ci rimane (e non è affatto poco) sono gli straordinari resti della decorazione della cosiddetta villa di Livia di Prima Porta, detta appunto ad Gallina Albas, che sono conservati nelle sale di palazzo Massimo: gli affreschi più noti, e anche i più belli, sono quelli che decoravano una sala sotterranea, grande grossomodo 12x6 metri circa, che doveva ospitare i pranzi della famiglia imperiale nei mesi più caldi. Qui gli artisti hanno immaginato uno straordinario giardino di allori (sempre lui), rose, margherite, mirto e oleandro, lecci e querce, camomilla e mirto, e chi più ne ha più ne metta, che offrono riparo a fringuelli, merli e colombe (ma stranamente a nessuna gallina!), uno degli esempi più belli di pittura del cosiddetto secondo stile e forse uno dei primi brani di pittura di giardino che avrà poi grande successo nella pittura romana.

E tutto per una gallina...