La Roma di Ingres

A voler cercare testimonianze di tutti quelli che, tra scrittori, artisti, poeti, compositori e compagnia bella, sono passati per Roma si rischia di perdere il lume della ragione: ogni strada, ogni piazza quasi del centro storico riporta almeno una targa che magnifica le gesta ora di uno, ora di un'altro, e tenerne il conto è matematicamente impossibile. Ma è allo stesso modo matematicamente certo trovare qualcosa di nuovo ogni volta che si mette il naso fuori casa: passeggiando per esempio su via Gregoriana, poco oltre Trinità dei Monti, c'è un'iscrizione che ricorda le gesta del pittore francese Jean-Auguste-Dominique Ingres, arrivato nella città eterna nel 1806 come borsista dell'accademia di Francia, ospitata dalla vicina villa Medici. Conclusa l'esperienza di accademico Ingres decise di rimanere a Roma e di aprire uno studio proprio in via Gregoriana, al centro di quel crocevia di strade che vedeva passare praticamente tutta la comunità artistica presente in città. A Roma Ingres prese anche moglie (dopo aver chiesto la mano, invano, alla figlia di un archeologo danese), incontrandola solo dopo le nozze, celebrate in sostanza a scatola chiusa, e riscosse un buon successo, arrivando perfino a dipingere all'interno del palazzo del Quirinale, dove fervevano i lavori nell'attesa, mai appagata, dell'arrivo di Napoleone. Il soggiorno romano si protrasse, con alterne vicende fino al 1820, e poi ancora dal 1834 al 1841, anni durante i quali Ingres riveste l'incarico di direttore dell'accademia di Francia. Cosa rimane di Ingres a Roma? Ahimè, poco o niente...a parte la targa, certo.