Il cardinal nepote

Senza di lui non ci sarebbe stato il ratto di Proserpina di Bernini, che Scipione Borghese commissionò all'artista proprio per fargliene dono; senza di lui chissà chi sa chi si sarebbe preso la briga di far costruire la chiesa di sant'Ignazio, che infatti porta bene in vista il suo nome in facciata; senza di lui non ci sarebbe stata la villa che per molto tempo è stata considerata la più bella di Roma, quella villa Ludovisi (Henry James la descrive così: "certamente non c'è nulla di meglio a Roma, e forse nulla di così bello...Là dentro v'è tutto: viali oscuri sagomati da secoli con le forbici, vallette, radure, boschetti...") che venne sconsideratamente lottizzata e tolta di mezzo alla fine dell'Ottocento, per far posto al rione omonimo. Tutto insomma merito suo, del cardinale Ludovico Ludovisi, che da qualche secolo riposa beatamente in fondo alla stessa basilica di sant'Ignazio assieme allo zio, papa Gregorio XV. Grandissimo collezionista d'arte antica, nella sua villa fece portare alcuni capolavori assoluti, la maggior parte dei quali finiti a palazzo Altemps, qualcosa come trecento dipinti (moltissimi i bolognesi, conterranei del cardinale, ma anche i celeberrimi Baccanali di Tiziano) e chiamò Guercino ed Agostino Tassi ad affrescare il casino dell'Aurora, parente stretto di quello decorato da Guido Reni sul Quirinale (l'attuale palazzo Pallavicini Rospigliosi). Occorre dire altro di questo che fu certamente tra i maggiori mecenati della Roma che si affacciava al Barocco? I suoi gusti in campo artistico parlano per lui, e ne parlano davvero molto bene...