Voci di Roma - Loris

Questa settimana parliamo ancora di libri e di incontri; da oggi a domenica è infatti in programma Leggo per legittima difesa, festival organizzato da Officina Culturale via Libera. Ne parliamo con Loris Antonelli, tra gli organizzatori dell'evento. 

Cos'è Leggo per legittima difesa?

È un festival che mette al centro i libri, la lettura e gli scrittori, nasce dall'idea che ci si possa "difendere con le parole", e proprio per questo include attori, musicisti e altri artisti che fanno della parola lo strumento di produzione artistica e culturale del loro percorso. È nato al Quadraro nel 2012, nella sede di Officina Culturale Via Libera, da un'idea di Francesca Mancini, Dina Giuseppetti e Daniele Miglio, e, incrociando da subito il modo di "fare casa" di Officina è diventato il luogo dove scrittori si raccontavano in tanti modi diversi, reading, interviste incrociate, monologhi, proiezioni, sempre accolti dal pubblico attento e molto accogliente, ma il modo migliore per descriverlo lo ha trovato Nicola Lagioia, Premio Strega di due anni fa, dopo essere venuto la prima volta da noi: "uno dei più bei festival letterari in cui io abbia messo piede. [...] La cosa per me bellissima, di 'Leggo per legittima difesa', è che, pur essendo un evento con cadenza annuale, il rapporto che intrattiene con il quartiere sembra continuo. Nei giorni del festival, ci trovi gente del Quadraro che si muove negli spazi delle presentazioni come a casa propria, e appassionati di letteratura venuti da altri quartieri. Alla fine sono tutti contenti. Gli scrittori, perché a sentirli c’è sempre tanta gente. I lettori, perché parlare di libri qui non sembra una cosa eccezionale ma consueta, quotidiana"

Dove si svolge? 

A giugno Officina Culturale Via Libera ha chiuso, ma sarebbe una storia troppo lunga da spiegare... Abbiamo però deciso di realizzare comunque la V edizione del Festival, e abbiamo chiesto ospitalità a SCuP (Sport e cultura popolare), un'occupazione che in Via della Stazione Tuscolana 84 propone lo sport e la cultura accessibili e popolari come linea guida del loro agire. Sarà un Festival molto diverso, perché la location è molto più grande, e si perderà un poco dell'intimità che caratterizzava Officina, ma di contro potremo accogliere tanta della gente che negli scorsi anni non è riuscita ad entrare nella nostra sede, che accoglieva al massimo un centinaio di persone, e spesso è rimasta fuori.

Gli appuntamenti e gli incontri da non perdere?

Questa domanda è molto difficile, perché le cose che abbiamo scelto sono tutte belle, e le abbiamo messe insieme affinché ognuno potesse trovarne una preferita. Sicuramente il monologo teatrale di Roberto Latini, venerdì alle 21.00, il reading di Paolo Nori domenica alle 19.00  o la presentazione del libro di Albinati, Premio Strega di quest'anno, sono fra gli appuntamenti di maggior rilievo, ma il bello del Festival è anche viversi un pomeriggio di appuntamenti e magari le performance serali.

Quest'anno avete deciso di coinvolgere anche una scuola, l'IC Parco degli Acquedotti. Come è andata?

Benissimo. c'erano circa 60 ragazzi di seconda media che dopo neanche cinque minuti di presentazione dell'autrice (Mavis Miller presentava Lisbeth e i segreti della città d'oro) ci hanno sommersi di domande, e sono rimasti con le mani alzate anche dopo il suono della campanella. La curiosità è una qualità straordinaria che i ragazzi hanno molto più degli adulti. Mi è venuta voglia di fare un Festival solo per loro.

Il libro che presentate in questa edizione che si dovrebbe proprio leggere?

Tutti, chiaramente, perché i libri sono così diversi fra loro che è complicato sceglierne uno, ma facciamo che ne eleggiamo uno con un significato particolare, un libro che abbiamo scelto per aprire una parentesi politica La Cultura in trasformazione, di vari autori, edito da Minimum fax, e che presenteremo alla presenza dell'Assessore alla Cultura Luca Bergamo. Suggerisco questo, più di altri, perché apre una riflessione sulla produzione culturale in questo periodo, ed è una riflessione importante, che forse spiega anche perché il nostro Festival si chiama Leggo per legittima difesa...