Scipione e Marco Curzio

Entrando nel museo di villa Borghese è di certo molto difficile decidere dove guardare, circondati come sì è da tante opere straordinarie...capita quindi che la scultura della foto non si veda proprio. Peccato, perché è uno degli esempi più interessanti di propaganda barocca. In origine collocata sulla facciata meridionale della villa, è un originale connubio di antico e moderno creato ad arte da Pietro Bernini per far riferimento alla storia di Marco Curzio. Chi era costui? Secondo la leggenda nel lontano 362 a.C. nel foro romano si aprì una voragine che gli abitanti della città, malgrado i loro sforzi, non riuscivano proprio a colmare; soltanto consultando l'oracolo si capì che lì dentro i romani avrebbero dovuto gettare ciò che avevano di più prezioso. Dopo diversi tentativi andati a vuoto, si presentò sul bordo del baratro tale Marco Curzio, cavaliere con tanto di cavallo, il quale sentenziò che la cosa più importante per Roma era il valore ed il senso di sacrificio del suo esercito. Detto questo si gettò, completo di cavallo, nella voragine che solo allora si richiuse. Che c'entra la propaganda? Scipione Borghese dovrebbe essere identificato, a sentire chi lo celebra, come novello Marco Curzio per aver sfidato la sorte sprezzante del pericolo, arrivando in soccorso della popolazione romana colpita da una delle solite alluvioni del Tevere...certo, fa fatica pensare che il cardinale si sia seppur minimamente bagnato anche un angolo della sua veste porpora, ma per l'immaginario collettivo aveva ormai assunto l'aspetto di un vero e proprio supereroe, come testimoniato da alcuni versi celebrativi che gli vennero dedicati: "Tra i turbini dell'instabil campo Scipio trascorre e porporato splende. Pietosissimo heroe per l'altrui scampo ogni rischio disprezza e l'acqua fende. Sotto ha un destrier, che fumo e fiamme spira nell'onde...su tal destrier il buon signor trascorre tra flutto e flutto, né con zelo maggior di gloria vago, Curtio saltò nella fatal vorago".  Potenza della pubblicità...