La cacciata dei Tarquini

Non so voi, ma gli eventi capitolini di ieri mi hanno riportato alla mente la tentata fuga - finita male, anzi malissimo - di Cola di Rienzo dal palazzo Senatorio o, andando ancor più indietro nel tempo, la drammatica fine della monarchia, con la cacciata dei Tarquini da Roma. I fatti, lo sapete, andarono più o meno così: il figlio di Tarquinio il Superbo, Sesto Tarquinio, invaghitosi di Lucrezia, matrona romana della comprovata rettitudine morale, violentò la donna certo di farla franca. Non aveva considerato il fatto che lei avrebbe raccontato tutto al marito ed al padre, uccidendosi subito dopo per non poter resistere ad una tale vergogna. Desiderosi di giustizia, Collatino, il padre di Lucrezia e Lucio Giunio Bruto si misero a capo di una sommossa popolare che cacciò i Tarquini dalla città instaurando invece la Repubblica. Facile facile.

Ecco come ce la racconta Tito Livio: 

"Sembrando dunque ai Romani iniquo e turpe tollerare più a lungo la superbia del re, suscitarono un tumulto in città, nel quale si dice che fossero guidati da Tarquinio Collatino, marito di Lucrezia e da Giunio Bruto. Essendo poi il re ed i suoi figli stati cacciati dalla città ed essendosi rifugiati a Veio, furono creati a Roma due consoli che avessero per un solo anno il potere affinché per la lunghezza il potere non divenisse troppo insolente. Primi consoli furono Collatino e Bruto. Ma tanto intollerabile sembrò ai Romani il nome dei Tarquini che poco dopo anche Tarquinio Collatino fu espulso dalla città".