Pompei e l'Europa

Achille e Briseide, seconda metà del I secolo d.C., affresco, 127 cm x 122 cm, Museo Archeologico Nazionale, Napoli, da Pompei, Casa del Poeta tragico. Su concessione del Mibact. Soprintendenza per i Beni Archeologici di Napoli, Archivio fotografico
Achille e Briseide, seconda metà del I secolo d.C., affresco, 127 cm x 122 cm, Museo Archeologico Nazionale, Napoli, da Pompei, Casa del Poeta tragico. Su concessione del Mibact. Soprintendenza per i Beni Archeologici di Napoli, Archivio fotografico

Siamo oggi così abituati a pensarla come patrimonio comune, presenza assodata nell'immaginario collettivo di tutti, che stupisce pensare che Michelangelo e Raffaello non hanno mai visitato Pompei. Eh sì, perché la cittadina campana, dopo la grande eruzione del Vesuvio che la distrusse (e nascose alla vista per secoli) nel 79 d.C., venne riscoperta solo nel '700. Solo da allora l'arte pompeiana irrompe prepotentemente sulla scena culturale europea, ispirando generazioni di pittori, scultori, poeti, musicisti, fotografi e architetti, come raccontato da una mostra - aperta da ieri al museo archeologico di Napoli e all'anfiteatro di Pompei - racconta proprio la grande suggestione evocata dalla storia della città vesuviana. Pompei e l'Europa. 1748-1943 mette infatti insieme dipinti, reperti archeologici, acquerelli, arredi, porcellane, bronzi e incisioni che rievocano la grande emozione suscitata dalla rinascita vera e propria di una città, la cui eco fu così vasta da spingere François-René de Chateaubriand ad affermare: "Roma non è che un vasto museo, Pompei un’antichità vivente"