L'arco meno noto

Troppo facile parlare di quello di Tito, arcinoto quello di Costantino, nelle foto di gran parte dei turisti a Roma quello di Settimio Severo, ma quanti conoscono l'arco di Gallieno? In effetti il poverino è seminascosto in via di san Vito, una piccola traversa di via Merulana nella quale si passa solitamente per sbaglio...peccato, perché l'arco è come un piccolo Bignami di storia romana: originariamente qui si trovava infatti una delle porte della mura Serviane, successivamente ricostruita da Augusto e riutilizzata, nel III secolo d.C., per celebrare l'imperatore Gallieno - uno che riuscì a regnare per quindici anni quando gli imperatori morivano come mosche...in effetti anche il povero Gallieno fu alla fine anche lui vittima di una congiura - e sua moglie Salonina. Ancora visibile l'iscrizione più recente ("A Gallieno, clementissimo principe, il valore invitto del quale è superato solo dalla religiosità, e a Salonina, virtuosissima Augusta, Aurelio Vittore, vir egregius, devotissimo alla loro maestà"), mentre è appena percepibile quella di età augustea, cancellata per far posto all'altra. L'arco, al quale vennero appese nel Medioevo le chiavi della città di Viterbo in segno di sottomissione a Roma, è oggi stretto tra due edifici la cui costruzione ha determinato la demolizione dei due fornici laterali. In effetti ancora oggi la piccola chiesa dei santi Vito e Modesto, costruita nel 1447, sembra chiedere all'arco di farsi un  poco più in là...