Quel che resta del porto

Anche se si tende spesso a dimenticarlo, viste le condizioni in cui versa il fiume stesso e i suoi poveri argini, il Tevere è stato fondamentale per la nascita e lo sviluppo di Roma, e non solo in epoca classica: anche tra Cinquecento e Settecento restava una delle principali arterie di comunciazione della città. Per questo motivo papa Clemente XI decide, all'inzio del XVIII secolo, di monumentalizzare il piccolo porticciolo (utilizzato soprattutto per lo scarico di vino, legna e carbone) che sorgeva di fronte alla chiesa di san Rocco in via Ripetta. L'architetto, Alessandro Specchi, realizzò un capolavoro del barocchetto romano (utilizzando anche il travertino del Colosseo, ma questa è un'altra storia...) con una doppia scalinata curva pensata per abbracciare un piccolo emiciclo centrale, concepito quasi come balconata sul fiume. Inaugurato nel 1704, il porto sopravvisse - tra alterne vicende -  fino alla fine dell'Ottocento quando, per la costruzione dei muraglioni volti a impedire le periodiche alluvioni, il porto venne cancellato dal panorama cittadino. Tutto quello che ne rimane è la fontanella che decorava il ponte, oggi sola soletta tra via Ripetta e lungotevere Marzio, e la vicina colonnina che ricorda, beffarda, le alluvioni più dannose della storia della Roma moderna.