Animali non troppo domestici

Prima dello zoo non era così difficile vedere a Roma animali esotici, anche in epoca classica quando le venationes del Colosseo costituivano senza dubbio un ottima opportunità di ammirare tigri, leoni, coccodrilli, struzzi ed ogni altra meraviglia del creato. Certo, molto dipendeva dalle possibilità economiche di chi offriva i giochi, per cui più facoltoso questi era, migliori e più spettacolari erano gli show. Nel Rinascimento le cose si fanno un pochino più complicate, ma non impossibili: molte ville e giardini private avevano infatti un’area adibita a “serraglio”, una sorta di zoo-safari in cui poter incontrare le specie più insolite. Ma la vera star di questi anni non era certo uno degli animali ospitati in questi giardini, ma l’elefante del papa. Eh sì, Annone era un gran bell’elefante bianco originario di Ceylon e donato dal re del Portogallo Manuele d’Aviz a papa Leone X Medici in occasione della sua incoronazione: Annone arriva a Roma nel marzo del 1514, accolto con grande entusiasmo dai romani che probabilmente non credettero ai loro occhi vedendo l’elefante inginocchiarsi di fronte al papa a castel sant’Angelo e passargli la proboscide sulle pantofole, per poi annaffiare cardinali e astanti tra l’ilarità generale. Per anni l’animale divenne l’ingombrante mascotte della città: protagonista di processioni, al centro di scherzi, cortei e balli…insomma, una vera celebrità che stuzzicò anche la curiosità di molti artisti, tanto che venne rappresentato in alcuni disegni di Raffaello, Giovanni da Udine e Giulio Romano, che si ricordò di Annone anche quando decorò palazzo Te a Mantova. Morto nel 1516, il povero Annone, che aveva ormai conquistato tutti, fu addirittura sepolto all’interno della città del Vaticano, e la sua storia tramandata di generazione in generazione fino ad oggi…