Ab urbe condita

La cosa richiederà una torta delle dimensioni di almeno un ettaro e una grande quantità di candeline, ma i compleanni vanno festeggiati, ancor più se si tratta del compleanno di Roma. Leggenda vuole infatti che il 21 aprile del 753 a.C. due gemelli, Romolo e Remo, evidentemente annoiati, decidessero di fondare una città. A chi sarebbe però spettato questo onore? Niente di meglio che far decidere agli dei, e leggere le loro volontà nel volo degli uccelli, non prima però di essersi divisi il campo da gioco. Avete presente quando i ragazzini decidono in quale metà campo cominciare una partita di calcio? Deve essere andata più o meno nello stesso modo:

Romolo: Io prendo il Palatino

Remo: No, il Palatino lo voglio io

Romolo: No, tu te ne vai sull’Aventino

Remo: Ma l’Aventino non lo voglio, ho il sole negli occhi.

Romolo: Ho detto che tu ti prenderai l’Aventino. Mamma dice che devi dar sempre retta a tuo fratello maggiore.

Remo: Ma se siamo gemelli!?!?!

Insomma, in qualsiasi modo sia andata, Romolo si è appostato sul Palatino e Remo sul colle opposto, l’Aventino appunto, riuscendo a scorgere da lì il volo di sei avvoltoi. Gli sarà sembrato a questo punto di avere la vittoria in mano, ma Romolo cominciò subito a dire di averne visti ben dodici e, non volendo sentire altre ragioni, si mise a tracciare i confini della sua nuova città, che proprio da lui avrebbe preso il nome. Le cose a questo punto non sono molto chiare (siamo dopotutto nel campo del leggendario, non si può avere la pretesa di trovare un verbale dei fatti) ma sembra che Remo, per scherzo o per dispetto, abbia scavalcato quel confine scavato dal fratello che, in uno scatto d’ira, lo avrebbe lasciato stecchito senza nemmeno dargli il tempo di dire ah. Ma ormai Roma era una realtà, e Remo sarebbe diventato – suo malgrado – l’emblema di tutti quelli che in futuro avrebbero osato attentare alle sue mura. Buon compleanno Roma.